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Stela Nadoleanu publicat la: 4/06/2012

„Dovete riporre la speranza nei giovani”

„Dovete riporre la speranza nei giovani”

Le relazioni tra Italia e Romania potrebbero essere descritte sotto molte sfaccettature, a partire, inevitabilmente, dalla comune origine latina dei due Popoli.

Dopo circa quattro anni di mandato S.E. Mario Cospito, l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, ci parla della cultura, delle relazioni diplomatico-strategiche, dell’amicizia vera e dell’ottimismo, in un’intervista con Stela Nadoleanu.

 

Quale è stata la Sua prima impressione quando è arrivato in Romania?

Sono arrivato in Romania il 3 agosto 2008, ma conoscevo la Romania abbastanza bene grazie al mio precedente lavoro presso il Ministero degli Esteri e presso il Ministero per il Commercio Estero. Avevo viaggiato molto in Romania durante quel periodo ma, naturalmente, la percezione di un Paese cambia molto quando ci si vive per un periodo più lungo, nel mio caso di piu’ di 4 anni.

Gia’ dai primi mesi di soggiorno mi sono dunque reso conto che la Romania è diversa rispetto all’idea che abbiamo in Italia di questo Paese. Guardate all’Europa con grande aspettativa per gli importanti passi in avanti compiuti negli ultimi anni ma con la consapevolezza che ci sia ancora molto da fare. Ricordo che la parte della Romania che mi colpi’ di piu’ al mio arrivo fu quella rurale nella quale, a differenza delle grandi città e dei loro dintorni (ad esempio nella zona del Banat, o quella costiera del Mar Nero), la povertà e’ ancora molto presente. Anch’io provengo da una zona rurale del sud dell’Italia e ricordo che, quando arrivai in Romania, ebbi l’impressione di trovarmi in un territorio del tutto simile alla mia Regione così com’era 50 anni fa. Ripeto, questa impressione vale per alcune zone della Romania, mentre in altre lo sviluppo e’ molto avanzato.

 

Ha assistito a miglioramenti negli ultimi quattro anni?

Certamente. Il vostro Governo (o meglio, i numerosi Governi che si sono succeduti) e le Autorità locali hanno fatto molto per migliorare questa situazione. E posso farle un esempio: di recente sono stato a Sibiu, dove ho conosciuto il sindaco, una persona molto attiva e un’Autorità molto apprezzata localmente. Ho parlato con un nostro operatore economico di quella zona il quale mi ha detto che Sibiu ed i suoi dintorni erano completamente diversi 10 anni fa. Adesso abbiamo una città moderna e ben curata e circondata da una campagna bellissima. Ricordo anche che diverse imprese italiane sono impegnate per l’ammodernamento di questa zona, per esempio attraverso la costruzione di alcuni tratti di autostrada. Questo significa, dal mio punto di vista, governare efficacemente. E sono fiducioso che tra alcuni anni questa parte della Romania sarà sviluppata come il Banat che mi sembra, forse, la parte più moderna del Paese accanto a Bucarest, ovviamente.


Ha avuto l’opportunità di apprendere qualcosa di particolare, di inaspettato sul nostro Paese o sulla sua gente in questi quattro anni? O siamo esattamente come Lei si aspettava?

Si, certo: ho già parlato della povertà di certe zone del Paese,che mi sorprese particolarmente. Ma vorrei soffermarmi su un altro aspetto, questa volta positivo, che riguarda l’ambito culturale: sapevo che la Romania è un Paese latino e che il romeno fa parte del gruppo delle lingue latine, come l’italiano, però non mi ero mai reso conto di quanto fosse importante per voi questa radice culturale. Ricordo ad esempio che prima del mio arrivo, lessi il vostro inno nazionale: è un inno dedicato alla latinità, all’origine del Popolo romeno; fu una lettura che mi colpi’ e un aspetto della vostra cultura che aprrezzo moltissimo. In una certa misura il vostro inno è più patriotico (dal punto di vista degli aspetti che riguardano la latinità) dell’inno italiano, francese o spagnolo. E’ un aspetto che apprezzo particolarmente e che sottolineo in ogni occasione. E’ stata una caratteristica della quale avete avuto bisogno durante la vostra storia per distinguere la vostra cultura da quella delle altre civiltà ai confini: i turchi, poi gli ottomani, da una parte, gli slavi, dall’altra. Attualmente continua ad essere per voi un tratto distintivo e comprendo perfettamente perchè Ceausescu vieto’ l’uso di questo inno durante il regime comunista – perchè è una specie di inno alla libertà.

Mi ha colpito anche la vicinanza tra i romeni e gli italiani. E’ un legame reale. Ritengo che non sia casuale che oggi tanti romeni vivano in Italia e che tanti uomini d’affari italiani abbiano deciso di trasferire i propri affari in Romania. In questo Paese vi è la piu’ alta concentrazione di PMI italiane al di fuori del territorio italiano. Questo non è successo in nessun’altra regione del mondo, e non puo’ essere casuale.

 

Ci sono, dunque, similarità che favoriscono questa vicinanza?

Si, una di esse è la lingua. Poi la zona in cui si è concentrata la comunità italiana d’affari apparteneva inizialmente all’Impero austro-ungarico: Timişoara, Arad, Oradea. Cosi’ come alcune regioni del nord-est dell’Italia. In queste zone e’ radicata, grazie anche a tale comune origine, una buona tradizione di amministrazione pubblica. Il terzo fattore è la prossimità dei territori. Si puo’ arrivare in macchina da Timişoara a Venezia in 7-8 ore: cio’ significa che, da Venezia, si arriva in macchina più rapidamente a Timişoara che a Palermo.

 

Le relazioni italo-romene sono molto antiche. Ci sono delle comunità di italiani che vivono in Romania da 150 anni, comunità in cui non esiste alcun tipo di tensioni...

La relazione romeno-italiana è speciale e molto precedente alla Rivoluzione e all’ingresso della Romania nell’Unione europea. Però, certamente, la democrazia e l’Unione europea hanno avuto  un effetto moltiplicatore su tale relazione: prima del 2007, i romeni che vivevano in Italia erano circa 100-200.000. Attualmente, ne contiamo circa 1.200.000.

 

L’Italia è il Paese del gusto. A Suo avviso ci sono similarità sotto tale profilo? I romeni hanno il „buon gusto” nei loro geni?

Come sapete, l’Italia è famosa in tutto il mondo per il suo gusto, per la sua genialità, la fantasia e uno stile di vita che non puo’ essere paragonato a quello di nessun altro Paese. E’ una premessa necessaria affinche’, quando dico che sotto tale profilo le cose in Romania stanno diversamente, La prego di non interpretare le mie parole come un’offesa. Direi lo stesso di ogni altro Pese del mondo, tranne forse la Francia. Con questa affermazione concludo la parte negativa della mia risposta. Segue, però, anche un’osservazione positiva che consiste nel fatto che, in pochi anni, grazie alle forti relazioni tra i nostri due Paesi, alcuni specifici ambiti – musica, teatro, cinema, gastronomia, vino – diventeranno sempre piu’ apprezzati in Romania e nel mondo intero. Lo stesso e’ già avvenuto con altri Paesi a noi limitrofi e credo che sara’ un ottimo risultato della relazione tra la Romania e l’Italia.

 

Esistono in Romania veri ristoranti italiani?

Se un romeno che vive in Italia per 10-20 anni, lavora là come cuoco o cameriere, ritorna e apre un ristorante italiano in Romania, io dirò: si, andate a mangiare là perchè quello è davvero un ristorante italiano.

Questo è valido anche in altri settori. Ad esempio, in questo momento ci sono molti musicisti, ballerini, cantanti sulle scene italiane. Abbiamo casi in cui la prima ballerina è romena. E questo scambio continuerà a rafforzarsi ed a portare vantaggi alla Romania. Possiamo facilmente immaginare che questa ballerina tornerà nel suo Paese e aprirà un’ottima scuola di ballo. Mi piace ricordare che, nel panorama culturale romeno, ho una relazione speciale di profonda amicizia con la cantante lirica Mariana Niculesco, che dirige adesso un’ottima scuola dedicata a giovani talenti.

Ma, per ritornare alla domanda, avete costumi e preferenze culinarie peculiari, e a me la cucina romena piace moltissimo! Quando mangio fuori casa , preferisco un ristorante romeno, non italiano (ho la fortuna di poter avvalermi di un’ottima cuoca romena che cucina in modo eccellente cibo italiano presso la mia Residenza). Ma lo stile è qualcosa di specificamente italiano, ce l’abbiamo nel cuore – come dite voi.

 

Ha mai ritrovato un pezzo d’Italia in Romania?

Si, in molti posti. Per esempio, mentre cammino per Bucarest, resto spesso stupito nel vedere quante strade qui hanno il nome di alcune personalità italiane. Ci sono anche delle statue – ad esempio la lupa capitolina. Era collocata proprio nella Piazza Romana quando sono arrivato a Bucarest, per essere poi spostata dove si trova attualmente, alla fine di Strada Lipscani. Una delle strade site vicino all’Ambasciata e’ stata intitolata per un certo periodo a Vittorio Emanuele Orlando, Primo Ministro dell’Italia all’inizio del ventesimo secolo. Avete anche Dante Alighieri, Garibaldi e molti altri.

La lupa si trova in molte città della Romania, anzi, a Deva sono addirittura due perchè la’ vicino c’era la capitale della Dacia, occupata ad un certo momento da Traian. Questa commistione delle nostre storie si trova proprio nella statua di Deva, che raffigura la Lupa con Traian e Decebal, non con Romolo e Remo, come vuole la leggenda!

Ma mi hanno colpito anche altri posti. Ad esempio, il paesaggio campestre mi ricorda quello della mia regione di origine, la Basilicata. E’ una zona rurale piccola, di collina e montagna.

Anche le zone viticole ricordano l’Italia. Per noi le vigne sono una specie di marchio del Paese: attraversando l’Italia, ovunque si trovano vitigni. Panciu – che ho visitato di recente - e’ molto simile ad alcune zone del Piemonte...


Quali sono i suoi posti preferiti in Bucarest o in Romania?

Mi piace moltissimo Brasov. E’ una città molto bella. Ci sono stato molte volte, anche perchè è vicina a Bucarest. Anche Sibiu e’ davvero bella, però preferisco Brasov. La prima volta che sono stato là era in pieno svolgimento il Festival canoro „Il Cervo d’oro”. Ho partecipato anche ad una serata in cui ha vinto un cantante italiano: Antonino.

Poi, per quanto riguarda i paesaggi, apprezzo molto il Delta del Danubio. Ci sono stato due volte: una volta insieme al nostro Ministro degli Interni. Un’esperienza molto interessante. Poi l’ho visitato con la mia famiglia.

Il Delta del Danubio è una regione molto speciale e spero che avrete la capacita’ di conservarlo. Ha un potenziale turistico enorme e, se opportunamente tutelata, potrà ricevere centinaia di migliaia di turisti.

 

Quale è la Sua opinione sulla vita culturale di Bucarest?

Sono piacevolmente colpito dalla vita culturale della citta’ e lo sottolineo in ogni occasione. Forse Bucarest non è una città così bella come Praga o Budapest, però qui la vita culturale ha una grande qualità, forse migliore rispetto alla vita culturale delle altre due capitali che ho appena citato. Avete, ad esempio, il Festival Enescu, la cui qualita’ e’ tale da poter essere paragonato a analoghi festival che si svolgono in Europa occidentale. In citta’ vengono organizzati molti concerti, sia di musica classicache di altri generi, più moderni. Si trovano anche ottimi musei. Per quanto riguarda il teatro, purtroppo, mi spiace non goderne altrettanto poiche’ per comprendere davvero gli spettacoli e’ necessario conoscere a fondo la lingua e la storia della Romania. Date le mie origini, mi e’ certamente piu’ facile seguire uno spettacolo in romeno di Shakespeare o di Pirandello... Mi piace molto anche l’Opera di Bucarest. D’altronde conosco bene il suo direttore che ha un nome italiano, Arbore, proprio come  uno dei piu’ celebri musicisti italiani: Renzo Arbore.

La vita culturale in Romania in generale è di ottima qualità. Ho partecipato a eventi culturali a Iasi e Cluj, ad esempio. O a Sibiu, la capitale culturale europea nel 2007.

Ritengo che il vostro potenziale culturale sia eccellente. Ritornando a Enescu, che è un festival estremamente importante, abbiamo avuto anche noi alcuni invitati speciali: l’anno scorso l’Orchestra Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e tre anni fa il Maggio Musicale Fiorentino.

 

Quali sono gli eventi, i progetti culturali in cui l’Ambasciata d’Italia a Bucarest è coinvolta?

Devo prima fare una precisazione: la relazione tra la Romania e l’Italia è adesso eccellente. Nel 2008, quando sono venuto io a Bucarest, stavamo registrando qualche difficolta’ tra i nostri due Paesi, che sono tuttavia stati risolti rapidamente. E devo ringraziare i due Governi per l’impegno profuso a tale fine.

Adesso, le nostre relazioni sono eccezionali. L’anno scorso abbiamo avuto la visita del Presidente del Consiglio Berlusconi, poi le due visite rispettivamente del Presidente Băsescu in Italia, in occasione della Festa Nazionale,  e del Presidente Napolitano a Bucarest. In tre mesi, abbiamo dunque avuto visite bilateriali al più alto livello.

Dal punto di vista economico, l’Italia è il secondo partner della Romania dopo la Germania, però mantiene il primato per quanto riguarda la presenza imprenditoriale. L’anno scorso abbiamo raggiunto il massimo livello, storicamente parlando, degli scambi bilaterali: 12 miliardi di euro, più di quanto registrato con l’India, il Giappone o il Brasile.

Dal mio punto di vista, l’aspetto che non è ancora all’altezza in tale scambio bilaterale sono proprio gli scambi culturali. E ciò perchè, ovviamente, dopo la Rivoluzione, ci siamo concentrati sulle relazioni politiche ed economiche. Adesso è arrivato il momento per rafforzare anche i nostri reciproci rapporti culturali. E direi che da alcuni anni stiamo facendo passi in avanti. L’anno scorso, per esempio, abbiamo celebrato 150 anni dell’Unità d’Italia ed abbiamo preparato in tal senso un calendario speciale di attività culturali. Abbiamo organizzato alcuni concerti. Abbiamo invitato all’Ateneo il Teatro San Carlo di Napoli ed i Solisti Veneti. Nel settore della musica leggera abbiamo portato Gino Paoli, Albano e molti altri.

l’Italia e’ anche stata l’anno scorso il Paese ospite alla Fiera del Libro Gaudeamus, e gli organizzatori  – Radio România – sono stati talmenti entusiasti che ci hanno nominato anche quest’anno ospite d’onore. Come sapete, al Salone del Libro di Torino di quest’anno la Romania è Paese ospite. Proprio nei giorni in cui si e’ svolta la Fiera mi e’ capitato di vedere in televisione un ottimo servizio in diretta dal padiglione della Romania al Salone. Ma la Romania ha partecipato l’anno scorso anche alla Biennale di Venezia...Certamente, resta ancora molto da fare. Ma abbiamo bisogno di finanziamenti per questo. Intendo proprio finanziamenti pubblici, dei quali alcuni altri Paesi europei, quali la Francia o la Germania godono in Romania. Sappiamo che la situazione non e’ delle migliori: faremo, come sempre, del nostro meglio per rafforzare gli aspetti culturali con i mezzi a disposizione.

 

mario-cospito.jpgQuali sono i progetti culturali su cui attualmente vi state concentrando?

Siamo in pieno svolgimento della quarta edizione del Festival Italiano. Stiamo organizzando oltre 20 attività culturali, con uno spettro molto ampio, della durata di circa due mesi. Abbiamo iniziato con una mostra al Museo Brukenthal di Sibiu e chiuderemo a luglio con una serie di film contemporanei italiani, proiettati all’Istituto Italiano di Cultura. Le iniziative si svolgono in tutto il Paese.

Ma non parliamo solo di iniziative culturali. Parliamo anche del lancio di due „settimane italiane” con la collaborazione di Metro e Real, per la promozione dei settori del cibo e del vino, ma non solo. Ci saranno molte offerte promozionali.

Abbiamo anche concluso speciali accordi promozionali con alcuni negozi di moda e con ristoranti italiani, che per l’occasione metteranno a disposizione un bicchiere di vino e menu’ italiani. Ci saranno anche convegni, worshop, mostre all’Istituto Italiano di Cultura e in altre sedi. Abbiamo previsto anche un concerto di chitarra del celebre chitarrista italiano Giandomenico Anellino presso l’ArCub, per nominare soltanto alcuni degli elementi del programma del Festival Italiano.

Due anni fa abbiamo portato a Bucarest la Coppa che l’Italia ha vinto ai Mondiali del 2006 in Germania ed abbiamo avuto 4000 visitatori in due giorni. L’anno scorso abbiamo portato Massimo Moratti, il Presidente del Club Inter di Milano, che è anche un importantissimo uomo d’affari italiano. La parte degli affari non ha interessato nessuno dei 100 giornalisti presenti, tutti appartenenti alle testate sportive, interessati soprattutto ai progetti che sono in serbo per Chivu. Anche quest’anno avremo una sorpresa sportiva.

 

Il Festival Italiano diventerà un appuntamento annuale?

Devo essere sincero: dipendera’ dall’Ambasciatore. Ma spero che il mio successore continui questa tradizione. E’ un momento importante, e molte aziende italiane lo sponsorizzano: Enel, Pizzarotti, Pirelli, Unicredit, Intesa Sanpaolo e molte altre.

 

Negli ultimi tempi sono numerose le compagnie che sostengono i vostri progetti....

Si, di solito Enel, Pirelli e Unicredit sono le piu’ impegnate in progetti culturali, ma anche nelle attivita’ di responsabilità sociale. A Costanza, per esempio, Enel ha sostenuto la ricostruzione dell’ospedale e qui, a Bucarest, ha offerto un sostegno importante all’ospedale Marie Curie. L’ospedale di Baia Mare è sponsorizzato quasi interamente da Natuzzi. Lo stesso accade a Slatina (Pirelli), a Iaşi, Piatra Neamţ o Bacău. Quasi in ogni luogo in cui vi sono grandi imprese italiane, esse hanno „adottato” gli ospedali delle relative città, offrendo un supporto economico spesso importante e la realizzazione di programmi di scambio tra questi ospedali e quelli italiani, che consentono sia il trasferimento di materiale tecnico sia di pazienti bisognosi di cure speciali.

 

Come vede l’attività dell’Istituto Italiano di Cultura „Vito Grasso”?

La direzione attuale dell’Istituto Italiano è provvisoriamente retta dal Vicario dell’Istituto, ma sono lieto di annunciare che nel prossimo futuro avremo un nuovo Direttore, che arriverà a Bucarest all’inizio del mese di agosto. E’ una persona competente, e ha svolto questo incarico in passato a Sofia, in Bulgaria. Sono certo che il suo arrivo coincidera’ con il rilancio delle attività culturali, compatibilmente con le restrizioni finanziarie che affliggono il settore.

Pur tenendo conto di cio’, l’Istituto Italiano di Cultura ha fatto un eccellente lavoro per mettere a punto un ottimo programma di insegnamento della lingua italiana. E i proventi di tali corsi vengono reinvestiti in altri tipi di attività e consentono all’Istituto di autofinanziarsi. Tenteremo di ampliare l’offerta di questi corsi, ad esempio alla gastronomia, con corsi di cucina in lingua italiana.

Abbiamo anche stipulato accordi con imprese italiane, perchè l’italiano non è soltanto la lingua della cultura, ma anche la lingua degli affari. E per trovare un posto di lavoro all’interno di tali ditte, conoscere la lingua italiana e’ un vantaggio. Con tali azioni, tenteremo dunque di dare nuovo impulso alle attivita’ di insegnamento dell’Istituto Italiano.

Infine, l’Istituto Italiano di Cultura partecipera’ anche alla notte bianca degli Istituti aperti in calendario per giugno. Hanno organizzato uno spettacolo teatrale presso l’Odeon di Bucarest e l’Istituto rimarrà aperto per tutta la notte.

 

Teatro? film? libri? concerti? Cosa fa l’Ambasciatore d’Italia in Romania quando non lavora?

Fortunatamente, ho anche un po’ di tempo libero a disposizione. Amo moltissimo i parchi di Bucarest, che sotto questo profilo è una città „verde”. Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ed il Presidente  Napolitano sono venuti in Romania, hanno ammirato il paesaggio lungo il viale Kiseleff.

L’ultimo libro? Ogni tanto rileggo un libro letto per la prima volta nella gioventù: per esempio, ora sto leggendo Sulla strada di Jack Kerouac. Ma ultimamente ho letto anche un libro di un filosofo italiano, Emanuele Severino, che spero sia tradotto al più presto in lingua romena. E’ un libro sui nostri ricordi: quando cresciamo, smettiamo di pensare al nostro passato e ci lasciamo i ricordi alle spalle. Però ogni tanto, siamo costretti a richiamare i ricordi, a riportarli in vita. Perchè sono eterni, non spariranno mai. E’ un libro ottimo, che si legge facilmente, benchè si tratti in fondo di un libro di filosofia.

Quanto ai film, ho visto alcune settimane fa un ottimo film francese: Intouchables. E’ francese, ma ci sono alcuni contenuti italiani. Ad esempio, in alcune scene, si puo’ apprezzare una splendida auto italiana e la meravigliosa colonna sonore e’ stata composta da un celebre pianista italiano: Ludovico Einaudi.

Anche voi romeni avete acquisito grande esperienza nel settore cinematografico. A Torino, al Salone del libro, e’ stata organizzata una retrospettiva del film romeno contemporaneo. Vi sono rappresentati ottimi registi: Mungiu, Mihăileanu (il presidente Napolitano – un esperto in materia – mi ha detto che Mihăileanu ha studiato in Francia), Radu Gabrea, Porumboiu, Mitulescu, che invece hanno studiato in Italia. Esiste anche una compagnia di produzione romeno-italiana – Mandragora.

Forse un giorno penseremo ad organizzare una serie di proiezioni di film contemporanei romeni e italiani, visto che molti di loro sono di qualita’. Proprio adesso e’ nelle sale italiane (non ho avuto ancora occasione di vederlo) un film dal titolo Il Sogno di  Roman, il cui protagonista e’ il figlio di Vittorio Gassman, Alessandro Gassman. Il film racconta di un ragazzo romeno, figlio di un senza fissa dimora. Entrambi hanno una vita difficile, però il padre risparmia per l’avvenire del figlio. Alessandro  Gassman interpreta il ruolo del padre. Ci sono molti attori romeni che recitano, tra cui Mădălina Ghenea. E’ un buon film, che non critica ne’ presenta aspetti aspetti negativi di questo Paese.

 

Se ritornerà in Romania dopo la fine del mandato, come spera di ritrovarla?

Quando ritornerò in Romania, e non nella mia qualità ufficiale, spero di trovare un Paese ancora piu’ sviluppato. Il popolo romeno merita di più. Capisco che è difficile, ma la Romania non potra’ divenire uno Stato moderno se alcune parti del Paese presentano un simile ritardo nello sviluppo. D’altronde, siete perfettamente consci di cio’.

In questo contesto, vorrei aggiungere alcune cose sull’Italia: se vai in Italia, esistono differenze tra nord e sud: tuttavia, sono differenze che convivono in un Paese ricco e moderno. E anche se il Meridione d’Italia è meno sviluppato della parte settentrionale, è comunque un territorio ricco e moderno. E’ questo che auguro alla Romania per i prossimi anni: non potete aspettare 50 anni, è una situazione che mi auguro possa migliorare in una generazione, in 15-20 anni.

Ha qualche consiglio per noi? In qualità di diplomatico o di semplice straniero, che cosa ci consiglia di fare per crescere dal punto di vista culturale o economico?

E un’ottima domanda. Ovviamente, per darLe una risposta, devo prendere in considerazione il fatto che sono ancora Ambasciatore. Dovete contare sulla giovane generazione (come l’Italia, d’altronde), ossia sui giovani nati e cresciuti dopo la Rivoluzione. La nuova generazione è molto più aperta e non conserva il difficile backgroung politico e storico che caratterizza la popolazione della mia eta’. E’, inoltre, la generazione che ha vissuto sin dall’inizio all’interno dell’Unione europea, un aspetto molto importante. E sono sicuro che se si investira’ sui giovani, il risultato sarà assicurato.

In secondo luogo, dovrete agire per risolvere alcuni pressanti problemi che ancora caratterizzano la societa’ romena. Non dovete dimenticare che ci sono migliaia, forse milioni di uomini che non vivono secondo gli standard di un Paese moderno. Se non possiamo trascurare quanto l’epoca comunista abbia inciso sugli standard di vita romeni, tuttavia non possiamo dimenticare che prima di questo periodo, prima della guerra, la Romania era uno dei Paesi più civili d’Europa. Non dovete dunque dimenticare le vostre radici e dovete usarle per il vostro futuro.

Quando vedo bambini ed anziani al margine della società – e non dico che sono abbandonati, perchè non si tratta solo di questo – spero che anche in momenti in cui i problemi finanziari sono cosi’ pressanti, l’impegno a favore di tali categorie non venga meno.

Quando mi viene rivolta questa domanda, porto sempre l’esempio dell’Italia. Subito dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia versava in gravissime condizione, milioni di italiani emigrarono in Canada, Australia, Argentina, Brasile alla ricerca di migliore fortuna, in grave crisi economica e completamente da ricostruire. Nonostante cio’, al momento della stesura della nostra Costituzione nel 1948, in uno dei suoi articoli (se non sbaglio, l’articolo 32) si stipula che l’Italia deve avere un sistema sanitario gratuito per tutti. E poi, all’articolo 34, si prevede l’istituzione di un sistema di insegnamento gratuito fino all’età maggiorenne. Ripeto, era impossibile avere un sistema di sanità, di insegnamento o di pensioni pubblici all’epoca. Ma era importante che tali previsioni entrassero nella norma base della nostra Repubblica, come fondamento per la ricostruzione. Fu cosi’ che nel '62 fu istituito il sistema nazionale delle pensioni e nel '69 il sistema nazionale di sanità – il secondo per importanza in Europa dopo la Gran Bretagna.

Con questo breve riferimento storico vorrei solo far arrivare il messaggio che dobbiamo essere ottimisti, anche nelle attuali difficolta’ economiche. I mass-media, il Governo, tutti devono essere ottimisti. Anche se non tutto va nella direzione giusta, molto puo’ essere migliorato, se accompagnamo le azioni all’ottimismo.

E, non per ultimo, dovete contare sui veri amici. In Romania, avete anche un proverbio per questo: l’amico si riconosce nel momento del bisogno! Esistono Paesi che sono veri amici della Romania e sono onorato dirLe che l’Italia e’ tra questi. E se la relazione speciale con l’Italia continuerà, questo non potrà che andare a benefico per entrambi i Paesi. Molto si e’ detto sui romeni e sugli italiani, però voglio sottolineare il fatto che i 1.200.000 romeni che lavorano attualmente in Italia portano il loro contributo al nostro PIL ogni giorno e sono coinvolti in settori chiave della nostra societa’: assistenza ai bambini, agli anziani, e, nel settore della sanità – negli ospedali italiani quasi tutte le infermiere sono romene (il personale simile italiano sembra scomparso...). Sono numerosi i romeni che lavorano nel settore edilizio. Ci sono, inoltre, molti romeni coinvolti nel lavoro di assistenza sociale, volontari presso ONG come la Croce Rossa ecc. Tutte attività che contribuiscono ad arrichire la vostra professionalita’ in tali settori.

Non dobbiamo dimenticare anche il fatto che molte compagnie italiane sono venute in Romania. Si stima che ci siano circa 800.000 romeni assunti presso le compagnie italiane in Romania. Se aggiungiamo i 1.200.000 romeni presenti in Italia accanto ai membri delle relative famiglie, circa 4-5 milioni di romeni sono collegati direttamente all’Italia. Dunque, se un domani l’Italia non dovesse più esserci per la Romania, 5 milioni di romeni si troverebbero a sentirne direttamente gli effetti.

Ma io ho molta fiducia nella Romania, soprattutto adesso, con una classe politica che conta molti giovani di grande talento, lungo l’intero spettro politico. Ho ottimi rapporti con giovani politici del PDL, PSD, PNL e di altri partiti. Alcuni di loro si sono formati in Italia. Nell’attuale Governo, metà di loro parlano l’italiano: si potrebbe organizzare anche un summit intergovernativo in italiano (Ponta, Marga, Silaghi, Dobriţoiu ecc. parlano bene la lingua italiana)!. In nessun altro Paese esiste una situazione del genere, nemmeno in Albania.

Concludo con un mio messaggio poco prima della Festa Nazionale dell’Italia: „per favore, contate sull’Italia!”. Nel senso che la relazione tra la Romania e l’Italia è così forte, così importante che anche eventuali eventi negativi sono solo eventi di breve periodo, che possono essere risolti „in una mattinata”, come dicono gli italiani.